La storia di Giovanni Gerbi, il Diavolo Rosso, intrecciata con quella del suo Piemonte e delle strade bianche del Monferrato.
La Monsterrato – Strade Bianche offre i panorami meravigliosi del Monferrato, ma anche una sfida alle proprie capacità, in un’atmosfera che ricorda quella del ciclismo eroico, con biciclette d’epoca, accanto alle più moderne gravelbike, mountainbike e alle e-bike.
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Ciclismo d’altri tempi, ovviamente con biciclette d’epoca. Il Diavolo Rosso il Monferrato lo conosceva bene: nato a Trincere (Asti), il 20 maggio 1885, nel capoluogo piemontese è morto il 6 maggio del 1955, a soli 70 anni.
È un ciclismo appassionante, come quello di campioni come Giovanni Gerbi, soprannominato il Diavolo Rosso. Un diavolo sportivo, che voleva sempre vincere a tutti i costi. E che si è guadagnato quel soprannome grazie alla sua tipica tenuta: una maglia rossa che rispecchiava il suo atteggiamento pronto alla sfida, di quelli che non si arrendono mai. E che, racconta la leggenda, durante una corsa riuscì a spaventare un parroco di campagna che, vedendo quel ciclista in maglia rossa gettare scompiglio irrompendo in bici dentro una processione, esclamò: ”
“Chiellì a l’è al diaul!”. Da qui il soprannome di Diavolo Rosso.
Gerbi deve il suo mito alla sua voglia di andare in bicicletta, naturalmente, ma anche alla propria determinazione: la prima due ruote la comprò con i propri risparmi di garzone, a 15 anni. Proprio con il nuovo secolo, il Novecento, iniziò il suo mito. Ancora ragazzo, partecipò a una delle prime gare ufficiali, la Torino-Rivoli, arrivando al terzo posto. E poi secondo alla Torino-Trana e alla Torino-Pianezza.
I primi passi della sua carriera da ciclista furono una serie di gare che iniziarono a costruirne il mito: per esempio, il campionato astigiano alla Asti-Moncalieri e ritorno, 95 chilometri, primo a soli 16 anni. Ma non pensate che la vittoria avesse cambiato la sua vita: continuava a fare il garzone. In bicicletta, ovviamente.
Un anno dopo il giovane Diavolo Rosso si trasferì a Milano, come garzone di un panettiere. Nella città lombarda, però, riesciva ad allenarsi con più continuità nella grande Piazza d’Armi, che sorgeva proprio vicino al velodromo. Insomma, una passione che si alimentava, tra chiacchiere e pedalate. Sempre alternando il lavoro di garzone, nel 1902 il Diavolo Rosso vinse la Milano-Alessandria, Coppa del Re per dilettanti. E, finalmente, per lui giunse l’ora del grande salto nel professionismo.
Fu l’inizio di una serie di epiche imprese. A 18 anni la vittoria alla Milano-Torino con quasi mezz’ora di vantaggio sul secondo arrivato: un anticipo sorprendente, tanto che sul rettilineo finale di Corso Casale pare mancasse ancora lo striscione del traguardo. A 19 anni Gerbi partecipò al al Tour de France e, soprattutto, si mise in luce con il quarto al campionato mondiale stayer di Londra, allenato da Arturo Nuvolari. Un insuccesso? Sì e no: il Diavolo Rosso era primo, ma cadde a pochi metri dal traguardo. In compenso, Gerbi fece suoi il Giro del Piemonte e la Milano-Alessandria-Milano e, ancora, una Milano-Torino-Alessandria-Milano, il primo Giro di Lombardia e il campionato italiano stayer. Anni d’oro quelli del 1907 e del 1908, con 14 primi posti conquistati.
Altre imprese passate alla storia: mentre la prima edizione del Giro d’Italia fu condizionata da una rovinosa caduta, nel 1913 il Diavolo Rosso, sul circuito fiorentino delle Cascine, infranse il record mondiale delle sei ore. Dopo la pausa dovuta alla Prima guerra mondiale, Gerbi nel 1920 tornò a gareggiare, ma al Giro d’Italia del 1920 fu squalificato per un improprio aiuto ricevuto da un sidecar. Con grande proteste dei suoi tifosi. Ma la vita sportiva era sul finire. Il Diavolo Rosso, terminata la carriera da professionista, iniziò quindi a produrre e vendere biciclette.
Con un colpo di coda: nel 1931, a 46 anni, partecipò ai campionati italiani per senior, vincendoli e per due volte vinse la Coppa Guerra a Roma. A 47 anni, tornato ancora sui pedali, volle partecipare alla Milano-Sanremo, vincendo poi al velodromo Vigorelli di Milano il record dell’ora per veterani, oltre a correre ancora il Giro d’Italia. Una carriera infinita, chiusa a 56 anni, nel novembre del 1941, con il giro del Monferrato per veterani.
Il mito rimane: il cantautore di Asti Paolo Conte, nel suo album Appunti di viaggio ha dedicato a Giovanni Gerbi una canzone dal titolo Diavolo Rosso.
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